martedì 29 dicembre 2015

Nella città vetrina...NOI VENIAMO “PRIMA”!

Abbiamo da poco concluso un lungo, ma efficace presidio ad un’importante prima teatrale del Regio di Torino. Era da tanto tempo che sentivamo l’esigenza di fare in modo che tutti si ricordassero che Torino è soprattutto la capitale degli sfratti.
Siamo arrivati di sorpresa davanti all’ingresso del teatro verso le 19 e lì abbiamo preso posizione affinchè i bambini, insieme ad alcuni lavoratori dello spettacolo, riuscissero ad eseguire la performance (nonostante un ingente dispiegamento di agenti in anti sommossa) che si erano preparati: una delle nostre rivendicazioni era infatti il diritto ad una cultura libera ed accessibile a tutti e per questo abbiamo scelto il Teatro Regio, simbolo della cultura d’elitè, della cultura dei pochi che se la possono permettere.

Una bimba dell'occupazione durante la preparazione del loro spettacolo

lunedì 21 dicembre 2015

Ecco fin dove siamo arrivati

Questa è una breve cronistoria di questo mese e mezzo passato nell’occupazione di Corso Ciriè 7. Abbiamo voluto scrivere questa sorta di diario per due principali motivi: il primo è per farci conoscere, per far conoscere il nostro percorso e la nostra lotta, anche per chi magari è ancora un po’ diffidente verso lo spazio Neruda.

Il secondo motivo è perchè anche noi avevamo bisogno, arrivati a questo punto, di fermarci un attimo a guardare la strada percorsa fin’ora, per acquistare maggiore consapevolezza di noi, dei nostri limiti e delle nostre forze.

Riappropriarci di questo edificio in disuso non ha certo esaurito la nostra lotta, ma abbiamo fatto un piccolo passo verso il miglioramento delle nostre vite e quelle dei nostri figli. Ma questo non ci basta.

Noi siamo diventati una comunità, una grande famiglia in cui tutti possono entrare attraverso la solidarietà, la condivisione e la giusta determinazione di coloro i quali hanno voglia di far valere i propri diritti. Abbiamo cominciato risolvendo l’enorme incubo di non avere una casa, ma sono molti altri gli aspetti della nostra vita per cui vogliamo e abbiamo bisogno di lottare. Quindi questo “diario” ha molte pagine ancora da scrivere ed è destinato ad arricchirsi.


Con questo preambolo vi auguriamo quindi buona lettura!

Sosteniamo il Neruda! Campagna donazioni riscaldamento e bagni!

Come evidenziato dal titolo, questa è una richiesta di aiuto
Il 31 ottobre scorso, in quaranta nuclei familiari, abbiamo occupato l'ex istituto Casale non più utilizzato da anni. Molti di noi hanno subito uno sfratto o un pignoramento, altri una casa non ce l'avevano più da un po' di tempo ed erano ospitati da amici o giravano per dormitori o peggio dormivano in mezzo alla strada.
Oggi che finalmente abbiamo nuovamente un tetto sopra la testa dobbiamo cercare di renderla più vivibile, e per farlo abbiamo bisogno del vostro sostegno.
Sostenerci oggi vuol dire stare dalla parte del diritto fondamentale di avere un tetto sopra la testa, per riconquistare una vita dignitosa e un futuro per i nostri figli.
In molti hanno già contribuito a migliorare la nostra situazione partendo dalle donazioni di generi di prima necessità, come quelli alimentari, fino ai letti e i giochi per i bambini. Per questo non smetteremo mai di ringraziarvi e speriamo di poter ricambiare con i nostri mezzi, cercando di essere utili per il nostro nuovo quartiere attraverso piccoli progetti a costo zero come ad esempio la ludoteca popolare con il doposcuola.
La nostra nuova casa, l'ex istituto Casale, era un edificio scolastico destinato allo svolgimento di lezioni, di conseguenza mancano alcune delle strutture fondamentali per la vita quotidiana (per esempio cucine, acqua calda, docce, ecc.).

Diritto all'abitare, vivere il quartiere

Il 31 ottobre scorso, in quaranta nuclei familiari, abbiamo occupato l'ex istituto Casale non più utilizzato da anni. Molti di noi hanno subito uno sfratto o un pignoramento, altri una casa non ce l'avevano più da un po' di tempo ed erano ospitati da amici o giravano per dormitori o peggio dormivano in mezzo alla strada. Oggi che finalmente abbiamo nuovamente un tetto sopra la testa, ci troviamo a vivere in un nuovo territorio.

Molti abitanti del quartiere ci hanno portato la loro solidarietà attraverso generi di prima necessità, dai vestiti per i nostri bimbi a letti e coperte con cui dormire al caldo. Altri sono passati a trovarci per vedere dove viviamo e chi siamo, come le mamme e i papà della Scuola Materna Statale "le Api" alcuni dei quali hanno già partecipato a due feste per i bimbi organizzate da noi, e per portarci alcune ottime idee.

I professori del Comitato Civico "Salviamo la pelle", per la salvaguardia dei macchinari e dell'antico mestiere del conciatore, sono stati i primi a voler creare con noi un progetto che tenesse insieme il diritto all'abitare e la memoria culturale dell' ex istituto Baldracco (qui l'appello del comitato).

Ma non sono stati gli unici. Alcuni giovani del quartiere, principalmente universitari, ci hanno presentato altri due bellissimi progetti che sono già partiti: uno è la creazione di un ORTO SINERGICO, per cui stiamo raccogliendo materiali di recupero per costruirlo, l'altro è laLUDOTECA POPOLARE con doposcuola, che sarà attiva il mercoledì e il venerdì.

APPELLO per salvare l’Istituto Baldracco di Torino

Comitato civico “SALVARE LA PELLE” - Casa & Mestieri


Una efficace azione di riappropriazione sociale ha consentito nei giorni scorsi di trovare un tetto a un gruppo di famiglie sfrattate italiane e di migranti in fuga da guerre e disperazione. Si tratta dei locali dell’antico istituto tecnico industriale per i conciari “G. Baldracco” di Corso Ciriè, poi accorpato all’istituto “Casale”, da anni abbandonato al degrado e all’incuria. Si è così potuto ritrovare anche il laboratorio chimico –tecnologico di conceria sperimentale, in buona parte ancora intatto, con i suoi straordinari macchinari, attrezzature e materiali. L’Istituto Baldracco era stato il primo in Italia a disporre di tali attrezzature d’avanguardia e ad associarle ad una didattica di alto contenuto professionale per un settore industriale importante come quello conciario. Gli operatori sociali impegnati nell’azione di riappropriazione, assistiti volontariamente dagli insegnanti che avevano lavorato in quella scuola, hanno naturalmente provveduto a richiudere e a mettere in sicurezza tali locali e il loro contenuto, avendone anche informato i competenti servizi del Comune.

domenica 20 dicembre 2015

Come muore una città… Risposta a Fassino

Questa è la domanda che vorremmo fare al sindaco Fassino. Oggi in occasione di una pomposa festa per celebrare il trentennale del piano regolatore della città il nostro Piero ha affermato che le tesi e le teorie di chi lotta per il diritto alla casa avrebbero portato alla morte di Torino.
Un affresco della città reale però ci racconta altro, ci racconta dei sussulti di uno stremato tessuto sociale. Ci racconta dei servizi e dei trasporti praticamente ridotti all’osso, alcune aree della città sono raggiungibili solo a piedi, ci racconta di una sanità attaccata duramente dalle politiche regionali e del governo. Ci racconta di una delle metropoli più indebitate d’Italia, costretta a svendere per quattro denari il proprio patrimonio e a privatizzare i diritti. Ci racconta di 4500 sfratti l’anno a fronte di megaspeculazioni edilizie e grandi eventi. Ci racconta dell’abbandono in cui versano i quartieri popolari ed i loro abitanti. Ci racconta lo stato continuo di emergenza in cui ci è imposto vivere e l’incertezza a cui le nostre vite sono ridotte.

Molino dichiara guerra ai picchetti anti-sfratto

Finalmente è venuta a galla chiaramente la posizione del palazzinaro Molino sui picchetti anti-sfratto. 
L'occasione si è presentata nella giornata di oggi in cui due muri popolari organizzati dalle nostre famiglie hanno impedito il pignoramento della casa di Patience e lo sfratto di Teresa.
La casa di Patience, donna sola con tre figli, è stata venduta all'asta. Con l'acquisto della casa il rischio di essere buttata in mezzo a una strada è diventato reale. Questa mattina grazie al muro popolare si è ottenuto un rinvio del pignoramento fino al 12 febbraio.
Invece in C.so Molise 30 la mattinata ha avuto esiti diversi. Teresa, madre divorziata con un figlio a carico, da un anno e mezzo ha perso il lavoro dopo varie vicissitudini. A un tratto si è trovata costretta a dover scegliere tra pagare l'affitto o fare la spesa. La sua casa di proprietà dell'immobiliarista Molino (che possiede 1850 alloggi in Torino) è stata lasciata negli anni alla completa incuria e molti inquilini sono scappati avendone le possibilità.

LA CASA E' UN DIRITTO... E CE LO RIPRENDIAMO!

Questa mattina in circa 40 famiglie abbiamo deciso di riprenderci questo stabile di Corso Ciriè 7. Una scuola di proprietà del comune lasciata da anni in stato di abbandono, come migliaia di altri edifici in città, all'interno di uno dei quartieri più importanti di Torino: Porta Palazzo.

A Porta Palazzo troviamo appartamenti di lusso o in costruzione che incentivano investimenti di privati mentre chi vive nel quartiere da anni si ritrova a vivere in alloggi i cui proprietari speculano sulla pelle della povera gente, proponendo soffitte o piccoli alloggi a prezzi esorbitanti sull’affitto.
Nel corso degli anni questa zona urbana ha visto una serie di cambiamenti e riqualificazioni, dove nuove attività commerciali, soprattutto locali, si sono insediati.
Si è creata così una vera e propria barriera nei confronti di tutta quella fascia di popolazione che come noi non poteva permettersi affitti aumentati per colpa della riqualificazione, e che è stata costretta nel migliore dei casi ad abbandonare la propria zona per trasferirsi e nel peggiore ha perso la casa.
Siamo consapevoli che ormai le storie quotidiane di sfratti e di famiglie costrette a vivere in situazioni di disagio e precarietà quando non in strada non fanno più notizia, come se ormai fossero parte della vita normale di questa città.