domenica 20 dicembre 2015

Come muore una città… Risposta a Fassino

Questa è la domanda che vorremmo fare al sindaco Fassino. Oggi in occasione di una pomposa festa per celebrare il trentennale del piano regolatore della città il nostro Piero ha affermato che le tesi e le teorie di chi lotta per il diritto alla casa avrebbero portato alla morte di Torino.
Un affresco della città reale però ci racconta altro, ci racconta dei sussulti di uno stremato tessuto sociale. Ci racconta dei servizi e dei trasporti praticamente ridotti all’osso, alcune aree della città sono raggiungibili solo a piedi, ci racconta di una sanità attaccata duramente dalle politiche regionali e del governo. Ci racconta di una delle metropoli più indebitate d’Italia, costretta a svendere per quattro denari il proprio patrimonio e a privatizzare i diritti. Ci racconta di 4500 sfratti l’anno a fronte di megaspeculazioni edilizie e grandi eventi. Ci racconta dell’abbandono in cui versano i quartieri popolari ed i loro abitanti. Ci racconta lo stato continuo di emergenza in cui ci è imposto vivere e l’incertezza a cui le nostre vite sono ridotte.



Fassino ci deve dire quali grandi successi vorrebbe festeggiare, quelli della sua incompetenza o quelli della volontà di riempire le tasche dei soliti noti per mandare la barca avanti, mentre tutti gli altri naufragano nel devasto sociale che opprime questa città?

Noi con umiltà crediamo che nel corpo morente di questa città chi alza la testa per rivendicare la propria dignità sia linfa vitale per alimentare un cambiamento. Solo i grigi burocrati e i loro tecnici chiusi nei buffet e aperitivi alla moda possono credere ancora a una classe politica per lo meno incompetente se non complice.

Se Fassino oppone la vita di migliaia di persone ai profitti di pochi, ci chiediamo chi si sta macchiando realmente dell’omicidio di questa città e dei suoi abitanti…

Noi per conto nostro continueremo a cercare di costruire un’alternativa per i nostri figli e per i molti bambini che vivono nello Spazio Popolare Neruda, per chi vive con vergogna e difficoltà una crisi che di certo non ha provocato, per la città migliore che si sta mettendo in movimento.

Poche righe vanno anche ai media che oggi hanno tratteggiato una giornata diversa da quella che abbiamo realmente vissuto. I video e le foto dimostrano chiaramente che non c’è stato alcun tentativo di entrare nella sala in cui si teneva la festicciola della compagnia di Fassino, ma che la polizia è intervenuta a freddo e senza evidenti motivi di sicurezza. Siamo abituati ormai da anni in questa città a vedere questioni sociali gestite come problemi di ordine pubblico. Lì dove soluzioni non si trovano o non vogliono essere trovate interviene come sempre l’arroganza del manganello e dei caschi blu. A Fassino vogliamo dire che reprimere il dissenso e le questioni sociali è proprio uno dei modi per uccidere questa città e ridurla al silenzio, purtroppo per lui inostri polmoni sono ancora pieni di aria, il nostro cuore batte forte e la nostra gioia e la nostra rabbia sono vive e vegete.  

Le famiglie dello Spazio Popolare Neruda

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